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Le trasformazioni globali, le sfide legate alla regionalizzazione, alla demografia, al cambiamento climatico, e le nuove barriere di mercato richiedono strumenti tecnologici avanzati per gestire il cambiamento e promuovere la sostenibilità. Se ne è parlato in occasione del convegno organizzato da Tesisquare dal titolo ‘The next frontier of supply chain: plan the unexpected‘ che ha chiamato a raccolta le più importanti aziende italiane delle diverse industry per interrogarsi su come sia possibile anticipare e programmare l’inaspettato.
Giuseppe Pacotto, CEO di Tesisquare, descrive “un panorama di trasformazioni enormi, che abbiamo già avuto modo di sperimentare con conseguenze diverse e complesse, come i blocchi di aree di mercato e le interruzioni dei flussi logistici. Oggi, stiamo assistendo a una regionalizzazione e all’emergere di nuove barriere. Alcuni eventi sono inaspettati, mentre altri sono ragionevolmente prevedibili, e richiedono un’organizzazione adeguata. In alcune emergenze è possibile reagire e organizzarsi; in altre è più difficile. Non abbiamo una soluzione pronta, e nemmeno noi ne possediamo una. Ogni passo nasce da una ricerca continua con le controparti, professionisti e accademici. In ogni caso, non possiamo ignorare queste sfide. I fronti da affrontare sono moltissimi, specialmente per quanto riguarda i flussi di processo. La sostenibilità è come l’acqua: qualcuno può cercare di fermarla o rallentarla, ma troverà sempre un modo per avanzare. I cicli di lavoro sono diventati incrementali, in gran parte grazie alla tecnologia. Il cambiamento va gestito e il nostro ruolo è fornire gli strumenti necessari”.
Lavorando su processi di digital supply chain in diversi settori, “ci rendiamo conto che le esigenze variano notevolmente. Ad esempio, il settore della moda sta subendo un’accelerazione sul fronte della sostenibilità, mentre altri settori sono meno avanzati”.
La capacità di offrire soluzioni “nasce dalla comprensione delle problematiche specifiche. Da anni ci chiediamo quali saranno gli effetti della curva demografica. Questa porterà a una maggiore complessità nel trovare figure professionali adeguate alla domanda. Probabilmente ci sarà anche un cambiamento nei modelli di consumo, con l’aumento dell’età media della popolazione”.
D’altra parte, le sfide richiedono uno sforzo corale, andare oltre il proprio perimetro. E proprio in questa direzione va DIGITAL INNOVATION GATE 421, il polo di open innovation voluto a Bra a DIG421, voluta da Pacotto e dalla moglie Marcella Brizio. “All’inizio, è stata la curiosità a spingerci a esplorare le tematiche dell’open innovation, consapevoli che un’azienda deve necessariamente essere specializzata. Senza collaborare e lavorare in modo aperto e corale, è difficile trovare tutte le competenze necessarie. È complicato persino mappare le questioni di cui si sta discutendo.
I poli di innovazione sono stati creati dalle università e dagli enti finanziari. Noi, come azienda di provincia e di media dimensione, ci siamo chiesti cosa potessimo fare. Già il fatto di chiamarlo “Gate” e non “hub” indica la nostra volontà di creare una porta attraverso cui entrare. Abbiamo sviluppato un modello partecipativo a livello territoriale per coinvolgere imprese locali e professionisti, anche quelli più lontani. Questo modello sta generando una leva di arricchimento eccezionale, promuovendo una contaminazione positiva”.
Tesisquare sta sperimentando una significativa crescita internazionale, evidenzia poi Giulio Berzuini, General Manager di Tesisquare, “una componente fondamentale del nostro piano industriale per i prossimi anni. Sono evidenti a tutti i cambiamenti demografici e sociali in atto. Per noi, è cruciale sfruttare tutte le opportunità internazionali. Lo stiamo facendo per supportare le aziende multinazionali italiane. Le nostre aspettative di crescita sono molto ambiziose; puntiamo a raddoppiare le entrate del mercato internazionale nel medio termine. L’obiettivo è che un terzo del nostro fatturato derivi da iniziative internazionali. Già ora, un terzo della nostra pipeline proviene da opportunità nel mercato internazionale, segno che siamo sulla strada giusta”. Una macchina avviata dunque “che non si ferma più”, assicura. “Abbiamo tagliato i ponti dietro di noi. Stiamo sviluppando nuovi modelli comportamentali che ci costringono a pensare in modo diverso, creando paradigmi che ci rendono più competitivi sul mercato. Siamo di fronte a un ciclo impegnativo che ci sta portando crescite più che proporzionali, una strada inesorabilmente positiva. Siamo convinti che la via dell’internazionalizzazione sia quella giusta da perseguire”.
Il mercato della digital supply chain “sta crescendo rapidamente, con tassi del 13-14% a seconda dei mercati. La nostra pipeline è in costante crescita esponenziale, dimostrando la nostra capacità di espanderci”. In particolare,”la nostra industria è in rapida e continua evoluzione, intrecciandosi con nuovi macrotrend come tracciabilità, sostenibilità e digital delivery, combinati con elementi di innovazione tecnologica. Il nostro obiettivo è offrire soluzioni, idee e miglioramenti a tutti gli attori che devono gestire queste problematiche. Dobbiamo essere sensibili alle esigenze locali, pur mantenendo chiari i macrotrend e adattandoli alle esigenze del mercato locale”.
Un mercato che è e sarà evidentemente impattato dall’Intelligenza artificiale- Emanuele Frontoni, Professore di Computer Science all’Università di Macerata e Co-Fondatore di VRAI (Vision Robotics & Artificial Lab), tiene a sottolineare che “l’intelligenza artificiale non è solo un problema degli informatici o degli IT. È necessaria la formazione di team interdisciplinari. La nostra preoccupazione è legata all’ignoranza e alla non consapevolezza su questi temi”. Quel che è certo è che “abbiamo grandi capacità computazionali, immense quantità di dati e algoritmi sempre migliori. A Bologna, ad esempio, abbiamo a disposizione Leonardo, uno dei più grandi supercomputer mondiali”.
Fondamentale è “la collaborazione tra università e imprese che offre grandi possibilità di accesso al calcolo computazionale” Quindi, la “prima domanda” da porsi è “cosa faremo con l’AI partendo dai dati a disposizione. Oggi, la sostenibilità è fortemente sostenuta dai sistemi automatici. Tuttavia, l’AI generativa non è creativa; si tratta comunque di sistemi basati su statistiche”, tiene a precisare Frontoni. “Dobbiamo spostare la nostra attenzione fuori dagli ambienti dove ci viene naturale pensare di usare l’AI generativa, come il linguaggio o le immagini. È l’uomo che entra, filtra, sceglie e migliora. Il design generativo è un tema di grandissimo interesse”. Rispetto alle applicazioni nel retail, “abbiamo raccolto quasi 16 milioni di traiettorie, dalle quali analizziamo le interazioni uomo-scaffale. L’Europa è l’unico territorio al mondo che si è dotato di un regolamento, il GAIA. Le azioni non possono più essere fatte a caso, anche per una questione di compliance. L’etica dell’AI e i tanti tecnicismi all’interno delle azioni sono cruciali”. Resta su tutto la necessità di “trasferire valore. Avviciniamoci a questo settore e iniziamo a pensare a come scrivere le nostre linee guida interne. Un esempio è il progetto voiceforpurpose.com, dove puoi donare la tua voce. Utilizziamo dataset per generare voci”. “Ci sono due possibili reazioni davanti all’AI: la paura e l’immobilismo, oppure mettere in moto tutta la possibile creatività umana che ci contraddistingue e generare idee” chiosa infine Frontoni.
Fonte: pamianconews.com
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